Manuale per guidare la scienza verso il bene
( La Repubblica del 21.09.2005)
UMBERTO VERONESI
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Mi sono convinto come uomo e come scienziato che uno dei drammi più profondi per una persona, una comunità, un Paese, è non poter o non voler pensare al futuro. In fondo, è anche per questo che sono diventato un ricercatore. Nei miei cinquant´anni di lotta al cancro ho visto il dolore senza speranza dei malati e dei loro cari e la cupa rassegnazione dei medici di fronte ad una malattia che si presentava come per lo più incurabile. Molte volte sono stato sfiorato dalla tentazione di fuggire e cambiare mestiere, o almeno campo di specializzazione.
Ciò che mi ha impedito di farlo è la fiducia nella ricerca e nelle potenzialità del pensiero scientifico di cambiare il futuro. Non ho mai potuto accettare un male così ingiusto e ingiustificabile come il cancro senza reagire e cercare di allargare le conoscenze e trovare nuovi strumenti per sconfiggerlo. Se non per i malati di allora, di oggi, per i loro figli e le generazioni a venire. Ho detto a me stesso che bisognava trasformare la tragedia in uno stimolo per nuovi traguardi medico-scientifici.
Oggi non posso dire di aver raggiunto il mio obiettivo contro il cancro, ma ho raggiunto la certezza che, fra sconfitte e successi, ne troveremo le cause biologiche ed ambientali e ne ridurremo il peso umano e sociale, così come abbiamo fatto per le altre grandi epidemie. Vedo che alcune intuizioni della ricerca scientifica si sono già trasformate in cure più efficaci per alcuni tumori e in una migliore qualità di vita per la maggior parte dei malati.
Ora è importante che la ricerca, non solo medica, non si fermi e che la scienza continui ad essere la nostra risorsa per affrontare il futuro. Per questo, soprattutto, ho voluto la First World Conference on the future of science, che si apre oggi a Venezia sull´Isola di San Giorgio. Per lanciare un segnale forte nella sua semplicità: bisogna cominciare a progettare l´avvenire, mettendo da parte la paura, e bisogna cominciare a riflettere proprio dalla ricerca scientifica, che è di per sé l´esplorazione del domani. «La scienza non è una illusione. Sarebbe invece un´illusione credere di poter ottenere da altro ciò che essa non può darci». Sono parole di Sigmund Freud e potrebbero essere il punto di partenza dell´incontro di Venezia: cosa ci può dare e cosa non ci può dare la scienza per il nostro futuro. Ciò che è certo è che la scienza non si ferma e continuerà ad offrirci nuovi strumenti e conoscenze. Dobbiamo allora fare in modo che il suo progresso inarrestabile sia applicato correttamente per contribuire ai grandi obiettivi che ognuno di noi vorrebbe veder realizzare nella propria vita: la sconfitta delle malattie gravi come il cancro, la salvaguardia degli equilibri del nostro pianeta con il controllo dell´inquinamento e del clima, la scomparsa della mortalità infantile, l´eliminazione della fame nel mondo e una maggiore sicurezza alimentare per chi di fame non soffre, l´utilizzo di nuove fonti di energia che riducano la dipendenza dal petrolio con le sue drammatiche conseguenze politiche che minano la pace mondiale, arrivando a incombere sulla nostra stessa sicurezza personale.
Ma come possiamo portare la scienza inesorabilmente verso il bene? Innanzitutto non lasciandola vivere come un corpo estraneo alla società, ma sviluppandola in armonia con le altre forme di pensiero e di interpretazione della realtà. A partire dalle religioni. Non è un caso che Scienza e Religioni sia, proprio oggi, il primo tema di Venezia: fede e pensiero scientifico non sono inconciliabili perché entrambi hanno come oggetto di studio la vita e l´uomo, e come fine la difesa della sua dignità e libertà di coscienza. Certo, le vie di ricerca sono diverse; ma la presenza alla Conferenza dei rappresentanti delle quattro religioni rivelate – cristianesimo, ebraismo, islamismo e buddismo – dimostra che può esistere una piattaforma di dialogo che scavalca le contrapposizioni dottrinarie per raggiungere un terreno di intesa con il pensiero razionale e laico della scienza e per pensare insieme a un migliore destino per l´uomo. Sugli stessi principi una alleanza deve essere trovata poi con la filosofia, con l´etica, con il diritto, con l´economia e con la politica.
Qui il discorso si complica perché chi governa, oltre alla responsabilità della progettualità futura, ha quella, enormemente pressante, della gestione del presente. E il presente non può aspettare. Il mondo partitico italiano ed europeo deve risvegliarsi e attivarsi subito per confrontarsi con la scienza e inserire contenuti scientifici nei programmi politici. Pena: l´esclusione dal futuro. Sottovalutare la scienza e non investire oggi nella ricerca scientifica può avere conseguenze devastanti per noi e per le generazioni che verranno. Significa fermare l´innovazione che è il volano dello sviluppo economico e della crescita dell´occupazione, significa far trasferire all´estero le risorse intellettuali e lasciare allo sbando i giovani che non possono emigrare, significa dover importare a caro prezzo tecnologie e strumenti per la nostra qualità di vita. Le nuove terapie, per esempio. Significa esporre il fianco a strumentalizzazioni pericolose, perché se i politici non prendono decisioni illuminate sulle questioni scientifiche, qualcun altro le prenderà al posto loro, perché – come ho già scritto anche in queste pagine e tengo a ripetere – se qualcosa è scientificamente possibile, qualcuno, da qualche parte del mondo, prima o poi comunque la realizzerà.
Per materializzare queste considerazioni e avanzare proposte concrete, il gruppo di Venezia, – scienziati e intellettuali di diverse discipline, culture e nazioni – ha cominciato a pensare e avanzerà una proposta, diretta alla gente e agli organismi e i governi che la rappresentano, attraverso la Carta di Venezia: quattro punti fondamentali per incidere operativamente sul rapporto fra scienza e società e migliorare la loro interazione e alcune iniziative da intraprendere da subito. Una di queste, pensata proprio come supporto per il mondo politico, è la creazione di una Authority for science, o una Camera Alta Europea, cioè un gruppo permanente di «saggi» di diverse discipline – filosofi, religiosi, economisti, giuristi e scienziati – che la società identifica come super partes e che si impegnino a stabilire gli obiettivi e i limiti del progresso scientifico e a esprimersi in modo imparziale sulle questioni etiche che esso insistentemente pone, sottoponendo poi le loro conclusioni e i loro piani d´azione alle forze politiche.
Temi da affrontare subito sarebbero, per esempio, la clonazione umana, l´eutanasia e l´accanimento terapeutico o l´uso degli organismi geneticamente modificati in agricoltura. Per tornare alle parole di Freud, non ci illudiamo con questo di risolvere i grandi dilemmi della nostra era. Ma di gettare un piccolo seme sì, nella speranza che tanti altri lo raccolgano e lo trasformino in un nuovo progetto per il futuro.
[...] Da una email [...]
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