Un venerdì qualunque, oppure una domenica. Cosa cambia? Di fatto un
giorno come tanti altri nelle nostre vite. La necessità di viaggiare per
lavoro, la comodità di prenotare il viaggio in ogni sua parte, sprofondati
nell'ozio del proprio divano casalingo.
La destinazione la conosciamo già ma, al netto delle
nostre competenze in geografia, una sbirciatina a Google Maps la diamo sempre
prima di partire, anche solo per avere un'idea di quale possa essere il mezzo
migliore per raggiungere la nostra meta.
Accendiamo il nostro portatile (o afferriamo lo
smart-coso di turno), accediamo a Google Maps e il browser ci suggerisce di
consentirgli l'accesso alla nostra posizione.
Il wifi non serve solo per la connettività, la buona Google Car,
oltre alle foto delle nostre strade, con Street View, ha anche preso nota degli SSID delle wifi che
incontrava sul suo cammino così che, oggi, WiFi possa fare rima con coordinate
geospaziali. Clicchiamo su
"Consenti" (se siamo da mobile device l'accettazione è tacita) e la
posizione punta con estrema precisione sopra la nostra testa: "Figata!"
Direbbe qualcuno. Click! Fatto!
Scegliamo mentalmente il mezzo migliore e ci dirigiamo
sul sito per effettuare la prenotazione, "Com'è che era l'indirizzo?
Vabè ricordo solo il nome: Uso quello". Dal motore di ricerca alla
prenotazione è questione di un click, “tanto è il primo della lista”. Click!
Fatto!
Se siamo dei viaggiatori seriali sicuramente non ci
saremmo fatti scappare "l'opportunità irripetibile" di
diventare socio e di accumulare tanti punti quanti sono i kilometri o gli euro
spesi.
In tre/quattro click (forse qualcuno di più) acquistiamo il nostro
titolo di viaggio. E' facile cercare il viaggio giusto quando l'operatore ci
suggerisce tratta, percorso e orario. "Bello questo sito. Non mi devo sbattere
nemmeno per comprare un biglietto!" Click! Fatto!
Pagarlo diventa un altro film.
"La carta di credito dove l'ho lasciata? Cavolo! In
macchina? O nell'altra stanza? Forse è al piano di sotto vabè"
non ci sbattiamo troppo, infondo c'è PayPal tra gli strumenti di pagamento.
Username, password e la nostra carta è lì pronta e preautorizzata per l'uso. Click! Fatto!
Arriva la notifica di avvenuto pagamento e di lì a
poco il biglietto elettronico non si fa attendere. Allegato al biglietto arriva
un evento del calendario che accetto volentieri, "Così ho a
disposizione il biglietto quando passeranno a verificarlo". Click!
Fatto!
Finalmente si parte, e "Toh! Guarda! Lo
smart-coso mi ricorda di partire ora se voglio arrivare in tempo". In
effetti apriamo la notifica e ci accorgiamo che, a causa di un incidente, c'è
un traffico terribile "Per fortuna mi ha avvertito. Sarei sicuramente
arrivato in ritardo."
Arriviamo in stazione (abbiamo comprato un biglietto del treno in
questo viaggio) e il tabellone non funziona (o lo hanno rubato visto che manca, chi lo sa?) “Hop Hop gadget-coso" - *poff* - Schiacciamo l’app, pigiamo dentro il numero del
treno e, guarda caso, è in ritardo. “Pazienza leggerò qualcosa nel mentre” Tap!
Fatto!
Il nostro account da social-addicted è lì che ci aspetta (Twitter, Facebook
e Google Plus o permutazioni senza ripetizioni di questi, il succo non cambia).
Leggiamo interessati i fatti di Tizio e di Caio e magari condividiamo il nostro dissenso per
il ritardo del treno: “solito ritardo alla partenza: comincia bene la giornata!”. Il piccolo compasso (bussola) nella casella di test ci ricorda che stiamo
inviando insieme al nostro stato emotivo, anche le coordinate geografiche in cui
ci troviamo.
Stazione = cattivi pensieri. Tap! Fatto!
Stazione = cattivi pensieri. Tap! Fatto!
Mentre passeggiamo come rabdomanti su e giù per la banchina, intorno a noi insegne dallo sfondo tipicamente giallo ci ricordano che siamo ripresi “per motivi di sicurezza”. Ci guardiamo intorno alla ricerca del fantomatico terrorista che di lì a poco potrebbe farsi saltare in aria ma, tra signore pacioccose e viandanti puzzolenti, non individuiamo nessun terrorista dinamitardo. “Chissà se quelle informazioni vengono utilizzate anche per altro…”.
Il viaggio comincia e, a intervalli regolari, il nostro smart-coso
comunica la nostra posizione al fornitore di servizio gratuito (Apple, Google o
Microsoft che sia). Ricordiamoci che il prodotto siamo noi e, come ogni buon prodotto, portiamo con noi la tracciatura di provenienza, alimentazione e macellazione, come
una sana bistecca di manzo.
A destinazione (Bologna, Milano, Firenze, Roma…) lo smart-coso
quasi non riesce a navigare vista l’elevata percentuale di smart-cosi nelle
vicinanze. Le povere antenne ripetitrici tengono il colpo giusto per le
comunicazioni telefoniche mentre la banda per internet è bella che ridotta all’osso. (Tranquilli! Lo smart-coso continuerà a registrare tutto mandando il pacchetto
dati a destinazione non appena le condizioni gli saranno favorevoli). BIP!
Fatto!
Usciamo dal vermone di metallo come fossimo schegge impazzite, ognuno
proteso e spedito verso la propria destinazione. Attraversiamo inconsapevoli
decine e decine di ripetitori WiFi che mollano la presa non appena il segnale è
troppo basso: una massa di persone che si sposta verso il mezzo di trasporto
desiderato. ALT!
WiFi = Posizione;
Stazione = Videocamere; Massa di persone = tanti smart-cosi
Immaginiamo di vedere dall’alto la stazione, in pianta, come in un
film di fantascienza. La massa di persone identificata da una miriade di
puntini in movimento, noi.
Scegliere una strada piuttosto che un’altra sarà anche qualcosa di
inconscio, ma se queste informazioni fossero utilizzate per piazzare baracchini
pubblicitari o mettere cartelloni? E se la logistica degli spazi fosse
organizzata per “pilotare involontariamente” la massa di persone che escono dal
treno? Potrebbero agevolare la fuoriuscita dallo stabile magari invogliando il
passaggio davanti ai negozi o piazzando un bel mega-cartellone proprio lì dove
si forma il collo di bottiglia in modo tale da aumentare le probabilità che il
nostro sguardo incroci il mega-faccione o l’improbabile slogan. “Ma no! Mica ci
tratteranno come cavie da laboratorio…”. Tuttavia non ci giurerei fossi in voi.
Lo stomaco suona l’ora del pasto. Cavolo non abbiamo fatto la
sosta al bancomat, ma che importa, "siamo immersi nella modernità. Con una bella E o una I davanti (dipende da quanto siamo fanboy) anche la moneta si fa
elettronica".
Caffè + cappuccino, panino, piada, burger-menù o quel che vi pare,
non c’è niente che non si possa comprare con la nostra carta di
credito/bancomat/wallet digitale. Il commerciante di turno ringhierà un po’
vedendosi parare davanti un pezzo di plastica al posto del contante per pagare
3,50 di “Menù mattina”.
Così va la vita. Una commissione a te, le informazioni delle mie
transazioni elettroniche alla banca/circuito/processor. Luogo, data, ora e importi sono un piccolo prezzo da pagare
per avere in cambio la comodità del credito dove e quando serve. Zap! Fatto!
Si parte per la giornata lavorativa che, se va male, trascorrerà in
maniera sedentaria davanti ad una scrivania, se va bene, ci vedrà impegnati come
una pallina da flipper in giro per la città: trasporti, biglietti, info-mobilità.
Paline che ci informano sullo stato dei ritardi, applicazioni
mobili che ci aiutano a trovare il percorso più veloce per arrivare a
destinazione, ausili indispensabili per la vita in una moderna città.
I denominatori comuni sono efficienza e velocità, la tecnologia è
indispensabile per non morire soffocati dalle informazioni, lo smart-coso è il
nostro timoniere, noi siamo solo la forza motrice. Caos? Schivato!
La sirena suona, si
torna a “casa”.
Mezzi e contro-trasporti ci permettono di arrivare a casa ma, prima, una tappa al “super-mega-store-della-distribuzione alimentare: piccola, vicina,
conveniente e sottocasa”.
Se sei un cliente abituale puoi prendere un pad-coso (antesignano
dello smart-coso) per velocizzare la tua spesa. E’ tardi e l’unica cosa che
vuoi, ora, è spalmarti sul divano o sul letto.
Passeggiatina per i corridoi del mega-super-iper-lungo-store
alimentare con il pad-coso, verificando prezzi e mettendo nel carrello quello
che ci serve. Arriviamo alla cassa prioritaria per pad-cosi, consegniamo il
dispositivo con la lista della spesa e con l’elenco anche di tutto quello di
cui abbiamo verificato il prezzo per curiosità ma che alla fine non abbiamo
comprato: “Ha la carta fedeltà?” “Ehm, no mi spiace”, “Fanno settordici euro”. Carta di credito, PIN o Firma, imbusti e te ne vai.
Avessimo avuto la “carta fedeltà”
ora quei prodotti avrebbero anche un nome e un cognome, ma si sono accontentati
di sapere esattamente che percorso abbiamo fatto per raccattare la cena dagli
scaffali. Come? Prodotto dopo prodotto poi, come con la settimana enigmistica,
unisci i puntini.“Può ritirare la carta”. Grazie!
La giornata volge inesorabilmente al termine. Dopo la cena ognuno
si diletta come può o come più gli aggrada guardando un film, oppure interagendo
sui socia-portaloni o ancora leggendo un libro che, oltre ad essere sicuramente
una buona abitudine, di certo non trasmetterà a nessuno il numero di pagine
lette per giorno insieme all’ultimo segnalibro che abbiamo messo per tenere il
segno, a patto che sia una fantastico libro di carta.
Notte.
Notte.
Piccolo quiz per quelli che
sono arrivati fin qui
Vi faccio una domanda. Anzi, più d’una:
Quanti e quali dati inviamo
ogni giorno in giro per la rete?
Quante fonti dati siete
riusciti a individuare in questo articolo?
Quante fonti non ho inserito,
volutamente o no, in questo breve fanta (mica tanto)racconto?
Buona riflessione.
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